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PALCOSCENICO FORUM

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Teatro-Cucina allo spazio Al-Kimya Lab (Milano)

COMUNICATO STAMPA

Torna a Milano lo spettacolo che ha dato nome ad un genere


Teatro in Polvere presenta


Teatro-Cucina®


Intrattenimento conviviale in cinque portate e due atti

Da venerdì 6 a sabato 28 Novembre 2009
Allo Spazio Al-Kimya Lab
Via Pienza 11, Milano (Naviglio Pavese)

Trenta spettatori-commensali attorno ad un ampia tavolata a ferro di cavallo vivono l’ originale “impasto” scenico del Teatro in Polvere, tra musica e farina, danza e acqua, canto e vino. Ogni portata, preparata in scena e servita dagli attori, diventa il medium emotivo tra attori e spettatori; le emozioni, i ricordi e i sentimenti legati alla natura del cibo stesso vengono evocati e ritratti attraverso il fluire incessante e coinvolgente dell’azione scenica.
In Teatro-Cucina, il tempo e lo spazio in cui si svolge l’evento sono quelli teatrali, ma i ruoli sono invertiti: il cibo diventa emozione, mentre la musica diventa profumo, la danza sapore, la narrazione pane caldo. I sensi sono travolti da sapori ricercati nella memoria, da profumi e odori speziati, da suoni e rumori che scandiscono il ritmo di uno stato d’animo, da colori della terra e forme che ricordano il passato.

“Torna… ogni volta… a grande richiesta”
Teatro-Cucina® nasce nel maggio 2000 da un’idea di Valentino Infuso, e dopo diciotto mesi di preparazione tra studio culinario, costruzione drammaturgica (i testi sono originali) ed allestimento scenico, debutta a Milano nel novembre 2001, contando sino al 2004 150 repliche sempre col tutto esaurito e lunghe liste d’attesa.. Nel 2007 Lo spettacolo viene ripristinato per due importanti Festival: OperaEstate Festival del Veneto di Bassano del Grappa e Vie-Scena Contemporanea Festival di Modena per l’Ert. Finalmente lo scorso giugno torna a Milano, dopo cinque anni di assenza, durante i quali il Teatro in Polvere ha prodotto altri spettacoli, tra cui Micco Passaro (spettacolo di teatro-danza su un testo del Seicento napoletano) e Sushidio, con la co-produzione di Sosta Palmizi.


Il connubio teatro e cucina

Non è uno spettacolo da guardare mentre si mangia, ma uno spettacolo da mangiare
La fisicità e la carnalità degli interpreti avvolge e coinvolge, in un turbinio di situazioni frutto di una puntuale partitura cui non mancano momenti di maestria improvvisativa. L’allestimento è curato nei minimi particolari: tovaglie damascate, piatti in metallo e cotto, cucchiai di legno e posate d’argento, bicchieri smaltati, anforette di terracotta, quinte di lino grezzo e tinte a mano. Le pietanze sono a base di prodotti tipici regionali sapientemente combinati per coniugare semplicità e raffinatezza. Le diverse portate del banchetto, rielaborate e perfezionate da Davide Oldani, sono oggetto di sei ore di preparazione prima di ogni replica.
Il legame tra le pietanze e la drammaturgia è profondo, quasi intimo, a tal punto che, se una vivanda dovesse essere sostituita, anche l’azione scenica sentirebbe necessità di mutare. Questo legame rende preferibile, ai fini di una fruizione ideale, che lo spettatore non sappia quali siano le portate che gli verranno servite fino al momento in cui non saranno evocate e create in scena dagli attori. Ogni pietanza è un mondo da ri-scoprire palillo palillo - piano e dolcemente …

Alcuni numeri…
Tre attori, un musicista, quattordici strumenti musicali, cinque portate, quarantasei ingredienti, quattro vini, tre pentoloni, centodieci piatti, novanta bicchieri, trenta mummarelle, diciotto mesi di lavoro, quattro quintali di farina, cinquecentosedici uova, tre tentativi di abbandono, centosettanta repliche, diciotto personaggi, due ore di spettacolo, nessuno sponsor....

“Mangiare e guardare è impegnativo. Ricevere una pietanza, guardarla, sentirne il profumo mentre si ascolta una musica o si guarda un attore che si muove, che ti racconta; allentare le difese, abbandonarsi all’effetto del vino, del cibo, di un racconto, emozionarsi con i ricordi, ridere, decidere di partecipare, condividere. Questo è realmente quello che vorrei raccontare dello spettacolo, una visione soggettiva da parte dello spettatore per riuscire a rispettare chi riceve, perché l’atto di ingerire qualcosa preparato e servito da qualcuno è un’azione che presuppone intimità e fiducia.” L’attenzione è posta sulla relazione tra gli ingredienti e chi realizza la pietanza: il processo che avviene nelle mani e nello spirito del cuoco, e soprattutto come avviene, è assimilabile alla creazione dell’opera di un’artista, che viene poi offerta da mangiare, assimilare e trasformare. Elisabetta Faleni, regista; Valentino Infuso,

"Il gusto del teatro... il cibo come veicolo emotivo. Impreziosire la parte gustativa di Teatro-Cucina mi ha recato un piacere insolito. Perfezionare con gli attori la tecnica della preparazione; individuare la giusta alchimia dei sapori che compongono le cinque portate dello spettacolo, già definite a